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La barba del salvanco

La barba del selvaggio

È risaputo, che attorno all’imponente granito del Piz Sassalbo, abitassero un tempo uomini selvaggi, grandi e pelosi, crudeli come bestie feroci. Si dice che quando erano affamati non avessero scrupolo a divorare anche le persone, ma che non fossero sempre maligni, anzi, a volte si mostravano gentili e servizievoli.

In una tarda giornata d’autunno, un contadino e la moglie erano saliti a Sassiglion per far provvista di legna. Dopo aver abbattuto un grosso larice, si trovarono di fronte il muso barbuto di uno di quei demoni del bosco.
Il salvanco, molto affamato, senza esitare sradicò un pino e si preparò a massacrare i due malcapitati.

La moglie ebbe pronta un’astuzia e, gettandosi ai piedi del mostro, piagnucolò: «Aiutaci a spaccare questo tronco, poi ti daremo tutto ciò che vorrai». Affamato com’era, il salvanco li accontentò. Senza perdere d’occhio i due contadini, prese il tronco e iniziò a piegarlo con forza.
Il legno scricchiolava e lentamente iniziò a rompersi, ma nello sforzo il salvanco non si accorse che la sua lunga barba si era ficcata in uno squarcio del legno.

Era giunto l’attimo! L’uomo e la donna, riprendendo coraggio, si lanciarono di colpo e spinsero il mento del selvaggio contro il tronco. La fenditura si richiuse di botto, imprigionando la barba del selvaggio.

La leggenda non racconta cosa fecero i due contadini, ma è probabile che abbiano raggiunto di gran corsa il paese, pensando alla fine che avrebbero fatto, se il salvanco non avesse avuto quella lunga barbaccia sudicia.

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